Brescia, 16 dicembre 1976. Una data impressa tragicamente nella memoria della città lombarda. Quel giorno, intorno alle 19, l’esplosione di un ordigno nascosto in una pentola a pressione sotto i portici di Piazzale Arnaldo, all’angolo con via Turati, spezzò la vita di Bianca Daller Gritti, insegnante di 61 anni, e ferì altre dieci persone. Un attentato che si inserisce nella cupa scia degli “anni di piombo” e della “strategia della tensione” che insanguinarono l’Italia.
Bianca Daller Gritti, nata il 19 agosto 1915, era una figura stimata nella comunità bresciana. Docente di lingua tedesca presso l’Istituto Tecnico Commerciale Statale “Abba-Ballini”, era sposata e madre di due figli, Andrea ed Emma. La sua vita fu tragicamente interrotta da una violenza cieca, diventando il simbolo innocente di una stagione di terrore che mirava a destabilizzare il Paese.
L’attentato di Piazzale Arnaldo vide anche il coraggioso intervento del brigadiere Giovanni Lai e del carabiniere Carmine Delli Bovi, i quali, nel tentativo di spostare l’ordigno e allontanare i passanti, rimasero gravemente feriti, evitando conseguenze forse ancora più drammatiche.
Le indagini successive ricondussero l’attentato agli ambienti dell’eversione nera. Uno degli esecutori materiali confessò che l’azione era stata concepita come un “diversivo”, un atto dimostrativo per seminare il panico e attentare alla sicurezza pubblica.
Nonostante il passare degli anni, la memoria di Bianca Daller Gritti e di quella terribile serata non si è spenta. La Città di Brescia, insieme a istituzioni come la Casa della Memoria, commemora regolarmente l’anniversario della strage. Una lapide è stata posta sul luogo dell’attentato a perenne ricordo. A Bianca Daller Gritti è stata intitolata una via nel comune di Soiano del Lago e il laboratorio linguistico dell’istituto “Abba-Ballini”, dove insegnava con passione.
Nel 2016, in occasione del quarantesimo anniversario, la Casa della Memoria di Brescia ha contribuito alla pubblicazione del libro “Rapsodia familiare in tre tempi. Uno sguardo sulla vita di Bianca Daller Gritti”. Il volume, curato grazie alla disponibilità del figlio Andrea Gritti che ha messo a disposizione gli scritti autobiografici della madre, offre uno sguardo intimo sulla vita, i pensieri e i sentimenti di una donna la cui esistenza fu brutalmente spezzata. Un modo per sottolineare la gravità della sua perdita e il valore di ogni singola vita travolta dalla violenza terroristica.
Il ricordo di Bianca Daller Gritti continua a vivere come monito contro ogni forma di terrorismo e come testimonianza dell’importanza di preservare la memoria storica, affinché simili tragedie non abbiano a ripetersi. La sua figura rappresenta la fragilità delle vittime innocenti di fronte alla barbarie e, al contempo, la forza della memoria collettiva nel resistere all’oblio e nel riaffermare i valori della convivenza civile e della democrazia.
Silvano Baronchelli